L’associazione nasce nel 2007 e riunisce da subito una serie di professionisti del teatro e della musica, provenienti da varie parti d’Italia e dalle competenze diverse in modo da creare una compagnia di teatro popolare completamente autonoma in tutte le maestranze necessarie per la creazione di spettacoli, eventi, corsi di formazione teatrale.
Andrea Cavarra (mascheraio, regista, attore e scenografo), Roberto Kirtan Romagnoli (attore, musicista, pedagogista musicale), Alice Di Tullio (attrice, insegnante di teatro, organizzatrice eventi teatrali), Guillaume Hotz (attore, acrobata, insegnante di circo) e Marco Ripoldi (attore, insegnante di clown e teatro) ne sono stati i fondatori e ne sono attualmente i principali protagonisti.
Zorba Officine Creative, ha poi nel corso del tempo incorporato al suo interno decine di artisti, non più solo dell’ambito teatrale ma provenienti da tutti i campi dell’arte (pittura, scultura, grafica, video, danza, ecc.)
Attualmente dirige l’Atelier del Teatro e delle Arti all’interno di Arte Passante, nella mezzanina del passante di Repubblica, all’interno della quale si occupa, anche, della produzione di maschere teatrali.
Un vero e proprio laboratorio in cui troviamo decine di maschere in cuoio, calchi in gesso, matrici in legno, e tutti gli accessori del lavoro del mascheraio (pelli, pellicce, martelli, ecc.).
Andrea Cavarra si avvicina al mondo dello spettacolo per la prima volta nel 1992, nella più classica delle scuole: la strada.
Viaggia come saltimbanco in diversi paesi, presentandosi come giocoliere dove incontra il suo primo grande maestro, Jean Mening, attore francese, col quale comincia gli studi sulle tecniche di improvvisazione e creazione del personaggio.
Frequenta la scuola internazionale dell’attore comico di Reggio Emilia, diretta da Antonio Fava, ed è qui che conosce e si avvicina alla Commedia dell’Arte.
Capisce di essere molto affascinato dal lavoro manuale, ed inizia ad intraprendere la carriera di mascheraio.
Tra passato e presente, magia e religione, dramma e comicità, le origini della maschera si perdono nei secoli e si collegano al desiderio, proprio dell’ uomo, di cambiare identità e di immergersi nella fantasia.
La maschera è nello stesso tempo oggetto, simbolo e segno: mette quindi in discussione i confini tra reale e immaginario.
La maschera è simbolo perché trascende la realtà immediatamente percepibile ed è segno, sul volto dell’attore, contemporaneamente opaca e trasparente.
Come un velo che nasconde per rivelare; evoca la categoria del doppio e dell’incognito perché sostituisce un volto con un altro.
L’uso della maschera intensifica naturalmente la potenza espressiva del corpo.
Una volta indossata la maschera, porta l’uomo a rivelare qualcosa che in lui normalmente è nascosto o a divenire simbolo di qualcosa che è al di sopra di lui.
E’ una provocazione contro il pericolo della standardizzazione e dell’appiattimento della ricchezza individuale.
“La maschera è l’espressione dell’uomo che non ha maschere”.
Peter Brook
Erika Bellusci