Una follia cieca e spietata, disgustosa e perversa, ma allo stesso tempo manipolatrice e drammaticamente affascinante.
Il vero Io di Riccardo III si presenta subito all’inizio dello spettacolo.
Si illumina un palco vuoto, i personaggi, tutti in abiti elegantissimi e rigorosamente contemporanei passano in mezzo alla platea e corrono sul palco dove si scatenano in festeggiamenti. Aprono lo Champagne, ballano sfrenatamente, ridono, su di loro scoppiano lustrini e coriandoli argentati e dorati che brillano sotto i riflettori. La musica di Thomas Witte, suonata dal vivo a lato del palcoscenico accompagna la festa e le sue potenti percussioni già cominciano a trascinare la platea nella mente delirante del protagonista, interpretato da Lars Eidenger. Riccardo III si presenta, ci racconta che la guerra delle due rose è finita, i Lancaster sono stati vinti dagli York e il fratello Edoardo IV è salito al trono, in particolare ci parla della sua deformità e di come questa lo spinga a commettere atti malvagi. Vuole essere lui il nuovo sovrano e niente gli impedirà di diventarlo.
Il duca di Gloucester si destreggia in patetici raggiri, fa rinchiudere nella torre con l’inganno il fratello Clarence, che lo precede come erede al trono, e poi lo fa uccidere, seduce Lady Anna, vedova del principe di Galles, a cui ha ucciso marito e padre, infine fa uccidere Edoardo e i suoi figli, diventando così re, ripudia Anna e seduce la nipote di Anna, Elisabetta. La scenografia segue lo svolgersi del racconto, su di essa infatti, che è composta da un’impalcatura su due piani in un materiale che richiama il cemento, con dei balconi in ferro e delle porte da cui entrano ed escono i personaggi, vengono proiettate delle immagini. In accompagnamento a Riccardo III vediamo delle disgustose e frenetiche mosche, mentre quando muoiono ingiustamente i personaggi per mano di Riccardo viene proiettato un dolce volo di uno stormo di uccelli.
E’ così che viene riproposta questa grande tragedia shakespeariano da Thomas Ostermeier, direttore della Schaubühne di Berlino, che ha portato lo spettacolo al Piccolo Teatro Strehler nel maggio 2017.
Eidinger è padrone del palcoscenico, si dondola in preda all’euforia su un oggetto scenico molto particolare che cala dalla graticcia e che funge principalmente da microfono per gli “a parte” del duca, ma in alcune scene anche da faretto, creando un’atmosfera malinconica, e sul finale dello spettacolo diventa una videocamera, le cui riprese vengono proiettate sul fondale della scenografia, opera di Jan Pappelbaum.
Sicuramente Riccardo III è un personaggio complesso, che attira l’attenzione, agisce come un traditore, come un killer spietato che non guarda in faccia neanche ad un fratello solo per soddisfare la propria sete di potere, è crudele perché trabocca di rabbia repressa data dalla sua condizione di deformità che lo fa sentire “non finito”, o forse questo è solo ciò che racconta per potersi permettere di far tutto ciò che vuole. Riguardo a quest’ultimo punto devo dire che nonostante le sue azioni facciano rimanere intatta la sua malvagità, non ho trovato quella terribile violenza brutale che mi sono sempre aspettata da questo personaggio. Ho davvero visto in lui la follia della disperazione, di un’ anima che sente di avere le sembianze di un mostro orribile, che ride di gusto davanti alle disgrazie altrui per smettere di pensare a quelle che hanno oppresso e distrutto sé stesso sin dalla nascita, per elevarsi e ritrovare un po’ di dignità. Insomma, Eidinger mi ha manipolata, mi ha resa sua complice e parte del suo gioco, ho visto in lui niente meno che un uomo. Ho apprezzato tanto la sua interpretazione, non tutti sono in grado di far nascere nel pubblico una simpatia nei confronti di uno dei più sanguinari protagonisti di Shakespeare.
Ci sono poi alcune scelte nella creazione dell spettacolo che aiutano questo processo. Ad esempio a mio avviso il testo, di cui traduzione e adattamento sono di Marius von Mayenburg, è stato leggermente edulcorato, il finale è diverso ed è stato tagliato il personaggio di Richmond (oltre ad altri). Mentre nel testo originale Riccardo cade in combattimento a Bosworth e Richmond, l’erede dei Lancaster, viene incoronato con il nome di Erico VII, nell’opera di Ostermeier Riccardo, pentito, decide di suicidarsi, chiudendo lo spettacolo appeso a testa in giù, cosa che nel testo originale non si sarebbe mai sognato di fare. In più il duca ogni tanto interrompe la storia con qualche battuta che non c’entra nulla, parla con gli spettatori, li fa ridere e spezza così il dramma rendendolo più leggero, un po’ come si faceva in epoca elisabettiana immagino e un po’ come faceva lo stesso Shakespeare nei suoi testi.
Concludendo, Thomas Ostermeier ha messo in piedi un grande Riccardo III, che con tutta la sua spettacolarità ha completamente conquistato il pubblico.
Riccardo III di William Shakespeare presso Piccolo Teatro Strehler
Musica di Nils Ostendorf suonata da Thomas Witte
Cast
Richard III Lars Eidinger Buckingham Moritz Gottwald Elisabeth Eva Meckbach Lady Anne Jenny Konig Hastings, Brackenbury, Ratcliff Sebastian Schwarz Catesby, Margaret, Primo assassino Robert Beyer Edward, Lord Mayor di Londra, secondo assassino Thomas Bading Clarence, Dorset, Stanley, Principe di Galles (marionette) Christof Ertz Rivers York (marionetta) Laurenz Laufenberg
Traduzione del testo e adattamento Marius von Mayenburg Regia di Thomas Ostermeier Scene di Florence von Garkan Collaborazione ai costumi Ralf Tristan Scezesny Video Sebastian Dupouey Drammaturgia Florian Borchneyer Luci Erich Schneider Marionettisti Susanne Claus, Dorothee Metz Maestro d’armi Renè Lay
Francesca Carullo