Un tavolo, due sedie, un lampadario in ferro. A prima vista l’arredo scarno di un soggiorno in un vecchio appartamento di periferia.
La porta d’ingresso costruita con materiale povero e rivestita in finto mogano conferma la datata costruzione dell’immobile
A lato, una piccola finestra si affaccia su un vicolo stretto. Sulla destra un corridoio porta al bagno, mentre dalla parte opposta si colloca la cucina.
Dietro al tavolo, contro il muro, posizionata in ordine e ben organizzata, una struttura lunare in nylon a mo’ di serra con tre porte a cerniera ben visibili. All’interno racchiuse con cura e calore delle piante.

Luci spente in sala.
Al buio tra le fessure delle improvvisate porte a cerniera, che solo dopo si riescono a riconoscere come tali, si inizia ad intravedere una luce forte. Non sono altro che Fil e Charlie, i due personaggi principali, che lentamente e contemporaneamente, dall’interno, aprono le porte a cerniera della loro serra zeppa di Marijuana.
È così che ha inizio lo spettacolo tragicomico incentrato sulle vicende di cinque personaggi alle prese con il traffico di droga dall’Italia al Messico. Fil, cinico e disilluso; Charlie, animalista convinto e difensore dei diritti civili; Wanda, obesa in cura per aumentare la propria autostima; Lucia, madre di Fil, ludopatica; ed infine Annalisa, padre di Fil, diventato transessuale e riapparso tra loro dopo quindici anni di assenza. Un viaggio con cinque persone allo stremo delle possibilità del quotidiano fino all’esasperazione.
Il tentativo goffo di esportare Marijuana, contrastando la normale tratta, utilizzando dapprima un cane “carico di merce” con una donna come guida/postina, che non si vede ma che nel finale riappare per sentito dire e scappa con Charlie, con il cane e con la droga, e successivamente Wanda che, con le sue generose esagerate forme, riesce dal buco del culo, questo è lo stile di parola, a contenere fino a diciotto ovuli carichi di ciò che renderà ricchi?

Un destino che sembra già segnato, una situazione che deprime, segnata dall’inevitabile cecità quotidiana dove forse la crudele assenza di positivi visioni e obbiettivi porta a non capire che dietro l’angolo c’è sempre una soluzione. Perché mai aggrovigliarsi in inutili ingiustificate e assurde soluzioni.
Il finale? Non tutto è perduto e qualcosa si aggiusta.
Le persone riescono a superare e meglio ancora se unite.
Fil, il cinico, dimostratosi inizialmente lontano da rapporti e legami, si sfoga in un monologo intenso e che porta il pubblico a riflettere ed infine ad esplodere in applauso.

Uno spettacolo sulle difficoltà della vita, ma anche la possibilità di risollevarsi.
Cinque personaggi diversi nel loro percorso di vita, nel loro credo e tutti e cinque con dialettica spesso cruda, pronunciata senza pensarci due volte per quell’istante che serve, quell’istante che spesso cambierebbe le sorti di molti …forse anche le nostre.
Drammaturgia: Gabriele Di Luca
Regia: Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Personaggi e interpreti: Gabriele di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Pier Luigi Pasino e Francesca Turrini
Musiche originali: Massimiliano Setti
Luci: Diego Sacchi
Costumi e scene: Nicole Marsano e Giovanna Ferrara