“La Leggerezza Del Tempo”

Riccardo D’Onofrio

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Nel 1923 veniva alla luce a Milano una delle ultime vere dive del teatro e del cinema italiano, Valentina Cortese   (Milano, 1 gennaio 1923 – Milano, 10 luglio 2019) , che avrebbe calcato i palchi più prestigiosi e lavorato con i più grandi registi per buona parte del secolo scorso. Sempre lo stesso anno, qualche mese più tardi, questa volta a Bologna, si affaccia alla vita anche lo scenografo Luciano Damiani  (Bologna, 14 luglio 1923 – Roma, 20 giugno 2007), che da lì a poco diventerà un punto di riferimento per il teatro dell’epoca. E si dovrà aspettare ancora qualche anno, più precisamente il 1929, perché nasca anche l’attore Franco Graziosi (Macerata, 10 luglio 1929 – Roma, 8 settembre 2021) , che debutterà per la prima volta il 12 ottobre 1953 sotto la regia di Giorgio Strehler con “ La Vedova Scaltra” di Goldoni. Ma cosa accomuna questi tre fondamentali personaggi del panorama teatrale italiano del 900? Qual è il fil rouge che li collega tra loro?

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Franco Graziosi

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Valentina Cortese

Una delle risposte più scontate potrebbe essere proprio il teatro, ma se vogliamo scendere più nello specifico c’è uno spettacolo, e in particolar modo un regista, che è riuscito a collegare queste tre personalità per cavarne fuori un capolavoro. Lo spettacolo in questione è “Il Giardino Dei Ciliegi” di Anton Cechov, e il regista è Giorgio Strehler. Il debutto avviene il tre maggio del 1974 al Piccolo teatro di Milano, e vede Valentina Cortese nei panni di  Ljubov’ Andreevna Ranevskaja  , Franco Graziosi in quelli di  Ermolaj Alekseevič Lopachin, e le scene ideate da Damiani. Lo spettacolo diventerà un successo di lì a poco, una delle più celebri interpretazioni dell’opera di Cechov, grazie soprattutto alla regia di Strehler, che paragona la scrittura del drammaturgo a una scatola cinese, ovvero come una serie di livelli che incastrandosi tra loro creano la trama, intrecciando le vicende personali dei protagonisti, la storia della decadenza dell’aristocrazia russa e la vita di ognuno di noi. Ma sarà anche l’interpretazione dei due grandi attori sopracitati a rendere lo spettacolo così particolarmente apprezzato dal pubblico, come d’altro canto la splendida scena ideata da Damiani, essenziale ma dal grande impatto emotivo, qualche mobile, qualche petalo sparpagliato e il grande telo bianco sospeso che discende dal fondo del palco fino all’arco principale, avvolgendosi sopra la sala teatrale. È come una cupola luminosa, con piccole foglie che scendono lentamente quando c’è un brivido nell’aria. Questa immagine, secondo Strehler e Damiani, rappresenta il giardino dei ciliegi di Čechov: un giardino immateriale che vive nella scenografia bianca con neve, sole, vento, luce e simboli. Alla fine, il grande velo bianco si ritira nell’ombra della casa abbandonata. Una scenografia incredibilmente candida che contrasta e mette in risalto le drammatiche vicende umane rappresentate nell’opera.

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Streheler e Damiani durante la preparazione della scenografia per il Giardino dei Ciliegi

L’opera fu scritta dal 1903 al 1904 e fu subito un successo alla prima di Mosca. Si divide in quattro atti e si bassa su fatti biografici realmente accaduti all’autore, come i problemi economici della madre, il suo interesse per il giardinaggio e persino il giardino dei ciliegi che era un luogo che frequentava durante l’adolescenza. La vicenda narra delle disavventure di una nobildonna russa, Ljubov’ Andreevna Ranevskaja, e della sua famiglia, che si vedono costretti a vendere la tenuta di campagna e l’annesso giardino dei ciliegi a cui sono tutti molto legati. La tenuta sarà infine messa all’asta e venduta a Lopachin, un mercante che gravitava intorno alla famiglia e che aveva quasi avuto una relazione con Varja, una delle figlie di Ljubov’ Andreevna Ranevskaja. L’opera mette in scena il dramma di una borghesia che si vede ormai spazzata via dalla nuova classe borghese. Strehler ne fa uno spettacolo crudo, lontano da ogni forma di naturalismo che lo stesso Checov disdegnava.

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 Anton Čechov ,Taganrog29 gennaio 1860 – Badenweiler15 luglio 1904

Ma se oggi mi trovo qui a parlarne è perché nell’ottobre del 2023 il Piccolo Teatro di Milano ha deciso di celebrare i cinquant’anni di questa storica messa in scena con un evento dedicato alla memoria di questi tre grandi protagonisti del teatro italiano e internazionale, mentre il motivo più personale che mi spinge a raccontarvelo è che ho avuto la possibilità e la grande fortuna di poterne partecipare alla realizzazione. Ma procediamo con ordine: La commemorazione di questi tre artisti, intitolata “ La leggerezza del tempo”, si è aperta martedì 17 ottobre al teatro Paolo grassi di Milano, con l’inaugurazione dell’installazione a loro dedicata nel foyer del teatro Paolo Grassi di Milano, dove ci resterà fino al 24 luglio 2024, realizzata dai Laboratori del piccolo teatro di Milano, in collaborazione con l’Accademia di belle arti di Brera, ovvero il sottoscritto. Ho infatti partecipato alla realizzazione dell’installazione che consiste in grandi teli appesi al soffitto del foyer del teatro. I teli lasciati penzolare sono disposti in modo concentrico e  creano forme cilindriche. Sopra, disegnate a carbone e in seguito rifinite con il colore, vi sono raffigurate la preparazione e la messa in scena dello spettacolo, tutte scene riprese dal repertorio fotografico del teatro. Ognuno dei tre artisti ha una piccola zona a sé dedicata, senza però dimenticare la figura di Strehler, che si staglia imponente proprio di fronte all’ingresso, e che in fondo è il collante di questa vicenda. È stata per me un’esperienza molto importante e formativa, mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco e lavorare come scenorealizzatore al fianco dei professionisti di questo settore, di impararne le tecniche e persino di rubarne qualche segreto. Ma più di ogni altra cosa mi ha dato la possibilità di frequentare quell’ambiente, di rimanerne affascinato, per più di un mese ho girato per i corridoi di quel teatro ( la realizzazione si è svolta di fatto nel teatro  Strehler e non ai laboratori di settimo milanese) e di respirarne la magia e la storia, di consultarne i preziosi archivi, e di conoscere chi del mestiere del teatro ne ha fatto la propria vita, gente che ha lavorato e conosciuto personalmente gli artisti a cui tutto questo è dedicato. Trascorrevo le pause pranzo ad ascoltare avidamente le loro storie, e convincendomi sempre più che quella potesse essere anche la mia strada.

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Foto tratte dallo spettacolo ‘Il giardino dei ciliegi’ regia di Giorgio Strehler

Ma tornando alla celebrazione in sé, dopo l’inaugurazione è stata proiettata la versione integrale nel chiostro del teatro con un’interessante introduzione di Maurizio Porro. Sempre nel chiostro si sono susseguiti altri tre incontri, ognuno dei quali dedicato a uno di questi artisti. Io ne parlo ovviamente con uno slancio emotivo particolare, in quanto ne ho partecipato alla creazione, ma credo che chiunque graviti attorno al mondo del teatro non possa che restare affascinato dal ricordo di eventi del genere, per capire cosa possano ancora insegnarci i grandi maestri del passato. Anche per questo ci tengo a fare un appello ai futuri lettori di questo articolo, la prossima volta che passerete davanti al Grassi prendetevi cinque minuti per immergervi nel passato e per ammirare l’opera di questi grandi maestri.

Foto dell’installazione realizzata dai Laboratori del Piccolo Teatro

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