Uno spettacolo per duri di stomaco. Divine parole [Samuele Capra]

PIETRE E SANGUE

 

In quest’ultima stagione (2014/2015) e direi in questi ultimi anni nel Piccolo Teatro di Milano non c’è stato nulla di più ”gotico” di Divine Parole, di Ramòn Maria del Valle-Inclàn, alla regia (come sua prima regia per il Piccolo tra l’altro) c’è Damiano Michieletto, che sceglie di mandare in scena uno spettacolo dalle scene crude e dure adatte ad un pubblico (a mio parere) forte di stomaco. Già appena si entra a teatro si capisce che non è uno spettacolo per tutti, infatti il palco centrale, tipico del Teatro Studio è delineato da un rettangolo in stile piscina completamente colmo di fango e il clima interno è anche un po’ umido (ora che ci penso), l’odore di terra forte e le luci così soffuse che quasi si fatica a trovare il proprio posto (per fortuna il personale è li apposta per mostrarti dove sia).

Ecco l’attesa è finita e lo spettacolo sta per iniziare…

Tutti gli i personaggi sono disposti a sporcarsi con il fango perchè probabilmente non temono di sporcarsi con i loro peccati, il prete invece rimane molto restio nel farlo, forse per rimanere puro, essendo comunque un uomo di chiesa tanto che si muoverà su delle assi di legno mantenendo l’equilibrio.

Con grande forza gli attori si muovono nel fango (che ricordano un po’ Die Klage der Kaiserin ”il lamento dell’imperatrice” 1990, di Pina Bausch) e nei momenti muti si riesce a sentire il rumore delle scarpe che lo calpestano, un po come quando si cammina lentamente in una pozzanghera in un prato dopo che ha appena piovuto, solo che sentire quel rumore dentro ad un teatro è una sensazione veramente diversa, e non puoi fare altro che ascoltare e guardare ciò che succede.

Molte sono state le persone che hanno abbandonato la sala, forse perchè non hanno retto le scene sanguinose e diciamo un po sadomaso o forse perchè questo spettacolo va anche un po contro le idee religiose che si possono avere, certo la frase finale ”QUI SINE PECCATO EST VESTRUM PRIMUS IN ILLAM LAPIDEM MITTAT” tradotto ”chi è senza peccato scagli la prima pietra” è una vera provocazione, simboleggia la religione in primis e questo spettacolo sembra farsene quasi beffa, ma in teatro alla fine tutto si può.

Riuscire a resistere a ciò che questo spettacolo mostra è sicuramente difficile, ma segno di curiosità che porta lo spettatore più coraggioso, nonostante il sangue, la nudità degli attori e l’odore di fango a rimanere in sala fino alla fine, e a chiedersi una volta uscito da teatro come possano degli attori a riuscire ad interpretare dei personaggi in questo modo cosi profondo, tanto da trasmettere le emozioni e far salire i brividi come se tutto ciò che stanno recitando accadesse veramente.

Assolutamente da vedere (senza andarsene).

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